Fotografando finisce che impari.
Per forza di cose, quando col soggetto ci entri in risonanza, ne impari la natura.
È come andare a lezione di qualcosa che ti interessa davvero, tutto quello che fermi con la macchina ti insegna.
Impari qualsiasi cosa, a cucinare, a ballare, a vendere auto, a mangiare la pecora sullo spiedo direttamente col coltello.
Una volta su una pista da corsa, una volta nella cucina a tre stelle, un’altra volta nel campo rom a bere, e una volta ancora in un angolo della moschea durante il Ramadan.
Una volta impari l’accoglienza, il sacrificio e la preghiera.
Se ascolti impari. Se non giudichi impari.
Se rispetti quello che hai davanti, va a finire che ti arricchisci.
Impari altri linguaggi, smetti di vere paura e conosci un pezzo di mondo.
E anche un pezzo di te.
When you photograph, you end up learning.
By necessity, when you connect with your subject, you learn its nature.
It’s like attending a class on something you’re truly interested in; everything you capture with the camera teaches you.
You learn anything – how to cook, how to dance, how to sell cars, how to eat roasted lamb straight from the spit with a knife.
Once you’re on a racetrack, once in a three-star kitchen, another time in a Romani camp drinking, and yet another in a corner of the mosque during Ramadan.
Sometimes you learn hospitality, sacrifice, and prayer.
If you listen, you learn. If you don’t judge, you learn.
If you respect what’s in front of you, it turns out you enrich yourself.
You learn other languages, stop being afraid, and get to know a part of the world.
And also, a part of yourself.